“RACCONTI DI SOSTENIBILITÀ” Il Seme del Futuro e l’importanza delle foreste per l’umanità
Giorgio Vacchiano ci racconta come nasce l’idea del suo film “Il Seme del Futuro” dedicato alle foreste, alla loro profonda connessione con l'uomo, e ci fornisce preziosi suggerimenti su come agire per salvaguardarle e valorizzarle.
In questa breve intervista abbiamo chiesto a Giorgio Vacchiano, ricercatore in gestione e pianificazione forestale, quale messaggio vuol trasmettere attraverso il suo nuovo film e come possono le aziende intervenire a favore della tutela e valorizzazione dei boschi italiani.
Giorgio Vacchiano
Ricercatore in gestione e pianificazione forestale presso l’Università Statale di Milano - Dip. Scienze Agrarie e Ambientali
Come è nata l’idea de “Il seme del futuro”?
G.V.: L’idea nasce da una proposta di Babydoc Film, i produttori del documentario, e dalla necessità di raccontare la sottile linea di confine su cui si trovano oggi le foreste: da un lato la loro importanza per l’umanità, le connessioni nascoste che ci legano a doppio filo ai benefici visibili e invisibili che gli alberi forniscono alla nostra sopravvivenza.
Dall’altro la minaccia che questi benefici diminuiscano o si interrompano a causa degli stress climatici, che aumentano così velocemente da mettere in crisi anche l’enorme capacità di resilienza delle foreste.
Qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere attraverso questo film?
G.V.: Il messaggio è che tutto è connesso: alberi con alberi; foreste con elementi naturali come l’aria, la terra, il fuoco; e soprattutto, foreste e esseri umani.
Se non vogliamo interrompere questa connessione, dobbiamo prenderci la responsabilità di aiutare le foreste ad aiutarci, intervenendo sulla loro composizione e struttura, tracciando la rotta della loro evoluzione in modo da aumentare la loro resistenza agli eventi climatici estremi o velocizzare il loro recupero dopo che questi eventi le abbiano colpite.
È la gestione forestale sostenibile, pianificata e basata sulla scienza – una scienza oggi capace di fornire i metodi per conoscere come “funziona” un bosco e i modelli matematici per prevedere il suo cambiamento futuro, in risposta alla crisi del clima.
Come possono le aziende agire per aiutare in modo attivo a preservare e valorizzare le foreste italiane?
G.V.: Per le aziende che operano nel settore del legno è estremamente importante ricollegare la propria catena di approvvigionamento con il territorio. Dipendere dal legno importato dall’estero significa delocalizzare eventuali impatti negativi dove l’occhio non può vederli, e rinunciare alla responsabilità di gestire i boschi italiani in modo climaticamente intelligente.
Se il problema è la mancanza di forniture di alta qualità e regolare quantità, è necessario iniziare partnership con proprietari forestali, tecnici e amministratori e avviare un percorso che migliori questi obiettivi, dando il proprio contributo per aumentare la superficie pianificata, favorire l’aggregazione delle proprietà, sperimentare tecniche di gestione migliorativa del bosco.
Un percorso probabilmente non breve ma urgentemente necessario – un vero e proprio investimento. Ne è un esempio il recentissimo bando del Mipaaf per gli “accordi di filiera”.
Per chi opera in altri settori, investire sulle foreste e sulla loro gestione sostenibile si sta rivelando un affare sempre più conveniente – anche grazie al moltiplicarsi degli strumenti di finanza verde come i green bond, e alle opportunità reali di investimento sul territorio anche nazionale.
C’è infine un enorme interesse verso alberi e foreste come assorbitori di carbonio, per compensare le emissioni aziendali: qui è importantissimo ricordare che la compensazione è solo l’ultima catena di un processo che inizia evitando o riducendo le emissioni alla fonte, anzitutto passando ad alimentare l’azienda e i processi produttivi con fonti energetiche rinnovabili, seguendo traiettorie compatibili con gli obiettivi degli accordi di Parigi, come quelle suggerite dalla piattaforma internazionale Science-based Target Initiative.
Senza ridurre le emissioni, il clima infatti potrebbe cambiare in modo così repentino da mettere in serio pericolo le foreste piantate o gestite per compensazione e vanificare il contributo che ci attendiamo da loro.
Pubblicato in:
Racconti di sostenibilità
Data: 19.07.22
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